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Interprete: Giuseppe Francese

Coreografia: Giovanni Di Cicco (in collaborazione con i danzatori)

Assistente alla coreografia: Filippo Bandiera

Danzatori: Luca Alberti, Emanuela Bonora, Fabio Caputo, Melissa Cosseta, Giovanni Di Cicco, Noemi Valente.

Costumi: Pasquale Napolitano

Durata: 52 min

Il coreografo Giovanni Di Cicco e il musicista Giuseppe Francese presentano Portrait à Danser, cinque ritratti musicali per un violista e sei danzatori. I brani, provenienti da un periodo storico comune e controverso (il contemporaneo) sono stati accuratamente selezionati ed inseriti in un discorso cronologicamente strutturato, che dalla composizione più recente muove verso quella maggiormente inoltrata nel passato.

Apre la scena un pezzo recente, Portrait, che il compositore ligure Marco Lombardi ha scritto appositamente per il suo interprete, Giuseppe Francese. Una composizione che, operando per metriche geometriche e lirismo solenne, definisce la personalità del musicista. La coreografia è un duetto che insegue la musica, fortemente matematica e strettamente sequenziale. Due corpi commentano la scrittura musicale osservandosi nel loro muovere, con un sempre leggero scarto l’uno dall’altro. Non sono separati, ma si fanno eco a vicenda, ora più drammatici, ora più freddi.

Successivamente si attraversa il Novecento con tre brani di Paul Hindemith, Krzysztof Penderecki e Igor Stravinsky. Il primo, la Sonata per viola n.1 op. 25, suddiviso in movimenti rigorosi, presenta una struttura chiara che si riflette con altrettanta leggibilità nei corpi dei danzatori. Un quartetto articolato, sezionato in appositi duetti e soli, che ripercorre fedelmente il particolare uso che dell’atonalismo e dell’energia ritmica fece il compositore (e violista) tedesco.

Nella Cadenza di Penderecki tre corpi si tengono per mano, a fatica, in un groviglio spasimante di dantesca memoria. Il movimento di ognuno chiede di fondersi con quello degli altri, fallendo progressivamente nel suo intento. Forze opposte costringono il singolo a vincolarsi, più che a divincolarsi, in un traballante legato infernale, tra il plastico e l’elastico. Non è dato sapere se il vissuto dei corpi sia di dolore o di indifferenza. Il trio muove come costituito da anime che abbiano dimorato lungamente in un purgatorio immobile, ben rappresentato dalla scrittura di Penderecki, nella quale le doppie note lente-veloci-lente dipingono figure sospiranti, imprigionate nell’attesa di un paradiso.

Elegia è un brano per viola sola, scritto da Stravinsky nel 1944 in memoria del musicista Alphonse Onnou. Fra le righe si legge la tregua da una tragedia che ha piegato il mondo. Una nostalgia che sa di amicizia, quella per Onnou, ma nella quale riecheggia il tramonto di un’epoca che non lascia intravedere l’alba di un futuro. Balanchine tentò di trasformare l’Elegia in balletto, ma con scarsi risultati, a causa dell’anima seria e disincantata della composizione. La coreografia presentata è un duetto di un’estrema intimità: due danzatrici si rapportano l’un l’altra come nella trama polifonica che Stravinsky realizzò grazie all’uso magistrale delle doppie corde. Costrette in un lavoro motorio incentrato sulle spirali, le interpreti ricreano uno spazio nel quale il vuoto si fa pieno, attraverso una ciclicità del gesto. Similmente, nella partitura, due melodie intrattengono un discorso drammaturgico commovente, che contempla quanto accaduto e si fissa in un lirismo che ha visto e ha compreso la tragicità del presente.

In chiusura, il tardo-romanticismo della Suite per viola n.1 di Max Reger è il più ascoltabile e tradizionale del programma ed influenza di conseguenza i gesti coreici. Così in danza la suite diventa un quartetto nel quale si colgono presenze e assenze fisiche che assumono la forma di ricordi motori. Fra i danzatori aleggia la memoria di qualcosa che il corpo ha conosciuto e riconosce, e che rispecchia l’intuibilità del brano scritto dal compositore tedesco negli anni Dieci. Come in musica, il materiale coreografico ritorna, per consentire di farsi conoscere e riconoscere allo sguardo

(Tobia Rossetti)

Brani:

Portrait – Marco Lombardi (2017)

Sonata per viola n.1, op. 25 (1922) – Paul Hindemith

Cadenza per viola sola (1984) – Krzysztof Penderecki

Elegia per violino o viola (1944) – Igor Stravinsky

Suite per viola n.1 in Sol minore, op. 131d (1915) – Max Reger