DIVORA

SINOSSI 

Il contagio è vita, quando è il virus del desiderio a circolare. È il contatto corpo a corpo che risveglia la forza singolare che ci unisce e ci spinge al movimento, frantumando i simulacri che ci lasciano impotenti. Cinque donne condividono la loro comune solitudine, lasciandosi toccare da ciò che le tocca, sotto lo sguardo distante dell’altro assente. Esposto e osservato, intimo ed enigmatico, il desiderio circola in un gioco di specchi in cui mondi chiusi si aprono alla possibilità di un godimento condiviso. Finché non si riscopre la passione divorante di vivere.

Lo spettacolo propone un gioco tra lo sguardo e l’intimità. I materiali interagiscono tra di loro, il tulle che vela e a volte rivela, la luce che acceca e allo stesso tempo illumina nell’oscurità di una danza rotta e perduta. Strati che appaiono e scompaiono, suoni che invadono e silenzi che stordiscono. I linguaggio costruiscono un sistema, rafforzandosi o contraddicendosi a vicenda. Il video racconta questa tensione attraverso analogie e astrazioni.

LO SPETTACOLO 

La struttura drammaturgica dello spettacolo intende dare corpo al movimento creativo che porta una massa informe di corpi, atomi isolati carichi di energia, a entrare in contatto e a generare connessioni molecolari fino a dare vita a una comunità di singolarità. La definizione di questa struttura si basa su una lettura coreografica delle dinamiche della psicologia di massa descritta da Freud, nonché sull’uso poetico di riferimenti sottesi alle leggi della termodinamica, in particolare al principio dimostrato nel mondo vivente secondo cui perdita, spesa e consumo creano ordini locali attraverso circuiti reiterati. In definitiva, cerchiamo di dare forma a una termodinamica femminista, mostrando come il desiderio sovversivo delle donne sia alla base della creazione dei beni comuni.

Direzione
Angela Babuin e Francesco Callegaro

Coreografia 
Angela Babuin con la collaborazione delle danzatrici

Danza
Martina Auddino, Julieta Ferraro, Cosetta Graffione, Erika Melli, Noemi Valente

Drammaturgia
Francesco Callegaro

Video
Marco Lovisatti

Costumi
Pasquale Napolitano

Luci
Marco Melchior

STORIA DEL PROGETTO 

L’idea del progetto inizia ad emergere quattro anni fa, a partire da un’indagine sul corpo isterico, basata sulla lettura e l’interpretazione iconografica sviluppata da George Didi-Huberman nel suo libro “L’invenzione dell’isteria”. All’inizio si trattava di sfruttare il potenziale coreografico della drammaturgia isterica, svelando la forza creativa ed emancipatrice delle donne rinchiuse nell’ospedale della Salpêtrière di Parigi. Abbiamo continuato su questa linea, approfondendo lo studio psicoanalitico della circolazione del desiderio insoddisfatto nei gruppi, secondo Freud e Lacan, fino a recuperare alcuni elementi di riflessione e creazione nelle pratiche di ipnosi e magnetismo animale di Charcot e Mesmer. Lontano da uno sguardo medico, sin dall’inizio si è voluto sottolineare, con una certa distanza ironica, la messa in scena, plastica, teatrale, del desiderio dell’altro.

La pandemia del Covid19 ha accelerato l’urgenza di dar corpo a questo spettacolo, per la forte risonanza con l’esperienza vissuta nella situazione di reclusione in cui ci siamo trovati a livello mondiale all’inizio del 2020. Tornando a recuperare il materiale lavorato, per metterlo in relazione con l’attualità, abbiamo creato un gruppo composto da artiste, coreografe e danzatrici, residenti in Argentina, Francia, Italia e Spagna, con l’intento di condividere, con parole e movimenti, l’esperienza della distanza e della solitudine, cercando di valorizzare il desiderio di lavorare insieme, in contrapposizione alla mancanza di circolazione sociale e di contatto imposta dalla situazione di emergenza globale. È emersa così l’idea che il contagio del desiderio possa essere vitale.

Una prima fase di esplorazione si è svolta tra giugno e novembre 2020, sotto forma di incontri virtuali sulla piattaforma Zoom. Quattro interpreti si sono connesse, si sono contagiate, si sono osservate e si sono lasciate danzare, esplorando la loro intimità e cercando un linguaggio comune. Questa fase ci ha permesso di trovare gli stati del corpo e di creare le basi coreografiche per poter sviluppare una messa in scena del materiale fisico dal vivo. 

La fase successiva di ricerca e creazione, Devora, è stata la trasmissione del materiale fino a quel momento lavorato a distanza a un gruppo di donne di Buenos Aires. L’intenzione era che le cinque nuove interpreti possano lasciarsi contagiare dall’esperienza creativa del primo gruppo. È iniziata così la fase di prove, che si è protratta dalla fine del 2021 all’inizio del 2023, inaugurando questa nuova ricerca scenica che mette insieme la memoria del gruppo precedente – rinchiuso dalla pandemia e mediato dalla tecnologia -, la memoria delle donne del secolo XIX – rinchiuse dall’isteria e mediate dagli archivi – e il dialogo con una proiezione che attraversa l’intera opera contemporaneamente ai movimenti delle interpreti.

Dopo la realizzazione dello spettacolo a Buenos Aires, presentato nei mesi di aprile e maggio 2023 al Teatro Cooperativa Perra, il materiale creativo sarà condiviso con il gruppo di lavoro iniziale per completare il percorso con una residenza europea e un nuovo spettacolo che sarà il risultato della circolazione di immagini poetiche, incontri diversi ed esperienze corporee in diverse parti del mondo.