Coreografia: Giovanni Di Cicco

Musica: Antonio Vivaldi, Lee Li-Soon and Jo Yeong-Wook, Olafur Arnalds, Hirasawa Susumu, Giacomo Puccini, Wim Menters, Joe Hisaishi.

Durata 20 minuti

 

Una pillola di coreo-dramma distorto da cui emerge un paesaggio interiore contraddistinto dal disagio e dalla morbosità.

Come in un manga giapponese, dove si legge dall’ultima alla prima pagina, le danze hanno un carattere disorientato, una struttura porosa dalla quale filtra il non senso solo all’apparenza menodrammatico.

Gli occhi vagano liberamente nelle pagine di linee corporee caotiche, scelgono il proprio ordine di lettura e le immagini su cui soffermarsi, cogliendo alcuni dettagli senza un’analisi analitica.

Esiste un filo rosso che si dipana da un carillon consumato come una premonizione interrotta, ai valzer di bambole dal corpo svuotato, agli spostamenti di pedine che giocano ad esercizi metropolitani, fino al coinvolgimento del pubblico nel finale.

In questo ingranaggio malato il divenire impercettibile e distruttivo si insinua nell’algidità di un quotidiano bianco e nero senza distinzione di sessi, dove Butterfly appare e scompare come le tracce di un sogno.

 

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